«"Le stelle si fanno più rare" disse Fratel Bigio, fiutando il vento dell'alba.
"Dove faremo la nostra tana oggi?
Perché d'ora in poi seguiremo nuove tracce".»
Dal Libro della Giungla di R.Kipling
Il sole doveva ancora sorgere quando Cristina aprì gli occhi ed i suoi pensieri andarono subito alle ultime parole che Letizia, sua capo fuoco, le aveva rivolto: “per te lo scoutismo, in questi termini, è concluso.” Con un velo di tristezza ripensò alla sua comunità di Clan e, per un attimo, provò solitudine.
Chissà quanti di noi hanno vissuto quest’attimo di solitudine, questo momento di sospensione tra prima e dopo, tra vita in una comunità e vita da soli, tra l’essere piccoli e diventar grandi. Eppure soltanto in questi momenti di rottura si cresce, si prende coscienza della propria solitaria unicità si fa il conto delle risorse che abbiamo saputo o potuto mettere nel nostro zaino della vita per ripartire, ripartire per una nuova strada, questa volta da soli. Da soli con le nostre forze, i nostri talenti, le nostre competenze, le nostre certezze e, soprattutto, le nostre incertezze. Tre le tante sfide che nella sua vita un “Partito” deve affrontare quasi subito, quella della ricerca di un lavoro stabile, gratificante e adeguato alle proprie capacità è, senza dubbio, la più difficile. È difficile perché l’inserimento nel mondo del lavoro rappresenta spesso una sfida improba per un giovane, una sfida che, spessissimo ha bisogno di essere condivisa per essere vinta.
Condivisa con adulti significativi che, nella gran parte dei casi, sono identificati all’interno della famiglia ma che possono essere trovati anche al di fuori di questa, tra il novero degli amici, dei conoscenti e più raramente degli insegnanti, posto che spesso il ragazzo che ha preso la partenza ha fatto anche la maturità e quindi anche il rapporto con la scuola può essere sospeso. È in questo scenario di “socialità sospesa”, di incertezza nel futuro ma di speranza nel domani che un’Associazione come l’AGESCI dovrebbe, forse, dire la sua. Accompagnare un giovane alla Partenza, renderlo cosciente delle scelte di Servizio, di Impegno politico e di Fede verificandone il loro peso può apparire limitato se non seguito da un reale accompagnamento nella vita di tutti i giorni, nelle scelte che la vita ti impone, prima tra tutte la scelta del lavoro come unica attività capace di fornire all’uomo quella identità sociale che lo accompagnerà nella vita. Ma cosa potrebbe fare di concreto la nostra Associazione per i giovani in cerca di lavoro? quali strategie di accompagnamento al lavoro potrebbe proporre a chi, presa la partenza, fatta la maturità sceglie il mondo del lavoro piuttosto che lo studio universitario? Come potrebbe l’Associazione favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro come protagonisti, favorendone la permanenza nella propria terra nella quale iniziare attività imprenditoriali compatibili con la sua vocazione con la sua formazione e la sua competenza? La risposta, forse, è più semplice di quel che sembri e risiede, probabilmente, nella intima essenza dello scoutismo che è prima di tutto una rete di valori condivisi. L’”educare a diventar grandi” non può e non deve bruscamente interrompersi con la partenza, in particolar modo se poi il giovane dovesse scegliere di continuare a servire nell’Associazione e soprattutto nella sua terra.
E allora un possibile terreno di scommessa sul quale l’Associazione, attraverso il Terzo Settore, si rendesse protagonista, insieme al giovane, potrebbe essere quello di affiancare ogni “partito” nella sua scelta difficile che lo collochi nel mondo del lavoro con le sue aspirazioni, le sue competenze ed i suoi sogni. Non è cosa facile ma si potrebbe pensare ad una sorta di “referenza” che l’Associazione, approfittando della sua collocazione nel Terzo Settore, fornirebbe ad ogni ragazzo che ha preso la partenza attraverso la quale si faccia garante presso agenzie erogatrici di lavoro del giovane stesso, certificandone la sua propensione all’impegno leale, alla propensione ad acquisire competenza, attestando la predisposizione al lavoro in team ed al rispetto del lavoro altrui. Tale “certificazione” dovrebbe trovare una collocazione giuridica in protocolli d’intesa che l’Associazione potrebbe stipulare con enti pubblici e privati o Istituzioni, sulla falsa riga di quella già esistente con il Ministero dell’Istruzione e che riguarda i diplomandi. L’Associazione potrebbe svolgere il suo compito di “presentatore” del giovane nel mondo del lavoro fornendo a chi offrisse il lavoro un profilo “appetibile” come di un uomo o una donna capaci di impegnarsi e di impegnarsi lealmente, di acquisire competenza, di sapersi mettere in gioco di operare con lealtà, di essere capaci di un proficuo lavoro in team. Di fatto lo scoutismo non è certamente una attività che i giovani vivono alla stregua di molte altre ma costituisce quel pabulum culturale e sociale dal quale ogni cittadino può trarre linfa per una qualsiasi attività lavorativa che lo renda protagonista della propria storia, nella quale possa contare sempre più l’essere che l’apparire, nella quale la “produzione” è libertà, creatività e competenza e mai un prodotto inserito con distacco e freddezza in un freddo bilancio consuntivo.
Franco De Luca