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Il nuovo Sicilia Scout è uno “spazio” di lettura e analisi della scautismo siciliano e del ruolo che in essa deve avere l’AGESCI, quindi uno strumento di riflessione e di formazione. 

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Segreteria regionale Agesci:
Telefono: 095.41 65 61 
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Rito e ricordo

06-08-2022 14:10

Franco De Luca

focus, 2022, Speciale Memoria operante,

Rito e ricordo

Quella mattina Umberto si svegliò presto al pensiero che poco più tardiavrebbe vissuto il rito dei passaggie sarebbe diventato il capo squadriglia dei

  

Quella mattina Umberto si svegliò presto al pensiero che poco più tardi

avrebbe vissuto il rito dei passaggi

e sarebbe diventato il capo squadriglia dei Falchi.

Già vedeva librarsi nell’aria il guidone

che il suo capo squadriglia gli avrebbe lanciato,

al momento di salire al Clan…

 

      Il 19 luglio del 1992, a pochi mesi dalla strage che mise fine alla vita del giudice Giovanni Falcone, della moglie e della sua scorta, un’altra violenta azione mafiosa metteva fine alla vita del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. La violenza di questo gesto avrebbe determinato un trauma sociale nella società italiana secondo, forse, soltanto a quello generato dalle guerre vissute nel 900.

 

      Da questo evento nascerà un ricordo per chi l’ha vissuto e tale ricordo verrà rievocato con una apposita ritualità negli anni a venire, facendo del rito della marcia contro tutte le mafie quel movimento virtuoso che attualizza il ricordo e ne fa anche e soprattutto materia di formazione educativa. Di questo evento formativo l’AGESCI Sicilia si è fatta da sempre promotrice e attuatrice facendone strumento educativo per le generazioni di giovani che non vissero il terribile evento.

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      Da quando esiste l’uomo esistono i riti che, collegati alle vicende della vita, scandiscono il tempo che passa all’interno di una comunità, connotandone alcune peculiarità che la unicizzano, al di là del tempo e della storia stessa. Da sempre le comunità umane hanno visto nei riti uno strumento che unisce i singoli suoi componenti, che ne rafforza i legami e rende stabili le relazioni. E cosi, col passare dei secoli, tutta una serie di riti, perfettamente organizzati e ripieni di contenuti identitari, spirituali e soprannaturali hanno permesso agli uomini di affrontare la vita gli uni insieme agli altri, accettandone le sfide e sfuggendo il pericolo di qualsiasi forma di isolamento sociale e culturale.

 

      Qualcuno scrisse che, per l’uomo, non sia possibile non comunicare e pertanto anche attraverso il rito l’uomo esprime una comunicazione che rinnova la sua indole di animale sociale.

 

      Se nel passato, quindi, i riti sono serviti per rispondere ad esigenze di natura primaria come propiziare gli dei per il raccolto, rendere invincibili i guerrieri in occasione di una battaglia o accompagnare all’ultimo viaggio i defunti, nell’uomo moderno, molto spesso a questa tipologia di riti, che non sono affatto scomparsi, se ne sono aggiunti altri che, attingendo al campo della metafisica, hanno arricchito la vasta gamma di canali comunicativi di cui l’uomo moderno dispone per veicolare all’interno delle sue comunità contenuti necessari alla vita sociale.

 

      I riti, quindi, sono divenuti una vera e propria entità comunicativa, assumendo anche il ruolo di vero e proprio canale comunicativo attraverso l’attualizzazione di messaggi o di ricordi che vogliono rievocare, in chi li vive, emozioni già vissute. Attraverso un rito è possibile comunicare messaggi sociali sempre più alti e sofisticati, che rispondano alle nuove sfide che la vita moderna ci presenta, molto al di là del soddisfacimento di bisogni primari. 

 

      La stagione, ormai tramontata (speriamo per sempre), delle stragi di mafia, nelle quali lo Stato e la mafia combattevano una battaglia violentissima sostanzialmente per il primato nella gestione delle risorse pubbliche, ha rappresentato indubbiamente una fase estremamente delicata della nostra vita democratica.

 

     Gli eventi che l’hanno caratterizzata hanno lasciato in tutti coloro che l’hanno vissuta un ricordo indelebile che ancora oggi viene rievocato con la ritualità di manifestazioni, convegni, seminari, articoli di giornale, trasmissioni televisive o contenuti veicolati dai social media.

 

      Ecco quindi che, nel caso specifico della strage che ha portato alla morte Paolo Borsellino e la sua scorta, il ricordo di un evento estremamente e socialmente traumatico viene rielaborato in un rito con tutte le sue necessarie azioni codificate per riemergere alla coscienza di chi c’era e per offrire un chiaro messaggio a chi non l’ha vissuto. Pertanto l’evento traumatico, che diviene ricordo per alcuni, può essere trasformato in contenuto formativo (educativo) per le successive generazioni solo se viene rievocato con una ritualità ben codificata attraverso chiare fasi di conoscenza e studio, organizzazione, comunicazione ed azione (la marcia) che possano fare emergere nelle nuove generazioni conoscenza dell’evento non vissuto e nello stesso tempo la stessa emozione, generatrice di consapevolezza e capacità di giudizio, di coloro che c’erano nel 1992.

 

      In tal modo verrà strutturato un ricordo che non esiste nella memoria dei giovani ma che genererà ugualmente educazione alla non violenza, al ripudio della mafia e di tutto ciò che essa rappresenta perchè attualizzato da un rito (quello della marcia).

 

      Possiamo affermare, prendendo in prestito un’immagine tanto frequentemente proposta in tempo di pandemia, che il rito è quel vaccino che rafforza l’esperienza di chi ha vissuto l’evento ed evoca una risposta virtuosa di chi l’evento non l’ha vissuto generando in ogni caso anticorpi che respingeranno future derive verso la pratica di quei comportamenti che hanno determinato il trauma sociale.

 

      La nostra Associazione ed il Metodo Scout in generale puntano molto, nel proporre contenuti educativi, anche attraverso il confezionamento di attività rituali che segnano spesso momenti importanti della vita dei ragazzi. Tali attività definiscono, quasi indelebilmente, ricordi che restano per sempre e rappresentano sovente la base di convinzioni e atteggiamenti che fanno crescere con sani valori e principi i nostri ragazzi, abituandoli a saper osservare, giudicare e decidere. L’uso di una ritualità tipicamente scout derivata dal metodo pensato da BP e attualizzata ogni qual volta un capo offre ad un suo ragazzo spunti di crescita, incastonandoli nell’attuazione del progetto educativo, rappresenta certamente una risorsa educativa di grande valore formativo. Essa, infatti, costituisce quei punti fermi, di riferimento che sanciscono nel tempo la progressione personale di ogni scout, unico vero strumento straordinario di verifica e progettualità della proposta educativa.

 

      In conclusione possiamo affermare che ricordo e rito possono rappresentare straordinari strumenti educativi se l’uno (il ricordo) assume dinamismo nell’altro (il rito) costituendo un binomio indissolubile per perpetrare nel tempo quei ricordi che assumono significato educativo solo se possono amplificarsi anche nella mente e nel cuore di chi anagraficamente non ha potuto viverli. Solo cosi potremmo sperare di rendere immortali nel tempo quei contenuti di Giustizia, Pace e buona Socialità che rappresentano il fondamento di una sana organizzazione sociale. 

 

di Franco De Luca

 

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