di Francesca Ricupati
Vi siete mai accorti che, provando a spostare qualcosa lungo una superficie, si fa più fatica a metterla in moto che a mantenerla in movimento?
La fisica ci insegna che per spingere un corpo è necessaria una forza maggiore se questo è fermo, e gli ultimi mesi ci hanno dimostrato effettivamente quanto difficile ed energivora possa essere la ripartenza dopo una pandemia.
Il virus ha giocato ad "Un, due, tre, stai là!" con le nostre vite, con i nostri bambini, ragazzi e giovani, con i loro percorsi di scoperta, competenza e responsabilità; ci ha sottratto tempo, sentieri, veglie alle stelle, giochi, abbracci, occasioni per respirare l’odore di un bosco, per sentire il crepitio di un fuoco, per vedere l’alba dall’interno di una canadese.
Un anno di tirocinio non è bastato per scrollarmi di dosso la sensazione d'essere caduta in un sonno profondo e non aver vissuto appieno gli ultimi diciotto mesi, eppure una voce decisa mi aveva spinta ad indossare di nuovo l'azzurro e a mettermi sulla pista con quei lupetti, per ritrovare l’entusiasmo insieme a Girolamo, scoprire la giungla insieme a Giulia, cacciare nuove prede con Gabriele, imparare meravigliandomi come Benedetto... Accompagnarli è stato impegnativo: come può una giovane tirocinante educare, testimoniare, essere punto di riferimento, in un periodo così difficile della Storia e, al tempo stesso, così delicato della vita e della crescita di un bambino?
Per sostenerli è stato necessario reinventarsi: cosa può dare conforto più di un abbraccio, cosa può aiutare a rialzarsi più di una mano tesa, di una presa salda?
Per educarli è stato indispensabile ascoltare i loro bisogni ed adattare a questi tutto il resto. Da tirocinante dico: quest'anno non sarà stato il massimo per conoscere e sperimentare il metodo seguendolo alla lettera, ma abbiamo imparato sul campo che, come educatori, siamo chiamati a servire e vivere lo scoutismo in funzione dei suoi veri protagonisti: i ragazzi.
Utilizzare gli strumenti giusti con competenza è fondamentale, per questo, all'inizio dell'iter formativo specialmente, il desiderio di apprendere l'arte di educare è forte (sì, perché educare è un'arte e come tale va appresa, non si può improvvisare!). Tuttavia la prima consapevolezza che acquisisci durante il Corso di Formazione per Tirocinanti è che l'azione educativa comincia non dagli strumenti ma dalle esigenze del ragazzo, dunque l'imperativo "Ask the boy" è più che mai attuale.
Di cosa hanno bisogno i bambini, i ragazzi, i giovani, in questo momento? Cosa cercano? In che modo possiamo aiutarli a crescere, formarsi e sognare in questa situazione atipica e limitante?
Il CFT è un'ottima occasione per fare discernimento, confrontarsi e trovare risposte; un ottimo CFT, poi, solleverà dubbi e stimolerà a porsi nuovi interrogativi. D'altra parte il capo è colui che sa farsi e sa fare domande.
È lecito allora, anzi naturale, per certi versi doveroso, chiedersi in che modo sia possibile essere capo scout in questo tempo e in questo mondo; ma ancor di più, perchè scegliere di educare con il metodo scout e a cosa educare questa generazione.
Se il timore di non essere all'altezza delle nuove sfide educative cede il passo al bisogno di esserci (per i ragazzi), la voglia di ripartire cresce al punto da diventare quasi una smania.
Inizi a contare i giorni che ti separano dalla tua prima tappa ufficiale di formazione; preghi che il tuo CFT non venga annullato causa COVID; speri con ogni fibra del tuo corpo che quest'esperienza lasci il segno
su di te; pensi continuamente a come ricaricarti, recuperare le energie, per risarcire i tuoi ragazzi: troppe emozioni sono state loro rubate, troppe occasioni e speranze.
Cos’è questa, se non vocazione?
“Settembre è un mese perfetto per ricominciare
Ma è tutto più bello se lo vedi da qui
Sì, i miei occhi coi tuoi molto meglio di un film”
Non trovereste colonna sonora calzante più di questi versi del brano di Gazzelle, se aveste iniziato un CFT il 3 settembre, su una spiaggia di Castellammare del Golfo, nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Settembre è il mese dei buoni propositi e quale miglior proposito per ricominciare se non quello di formarsi per servire?
Una realtà “vista mare” è molto più bella della cruda, dura realtà: se vi lasciaste accarezzare i piedi dalle onde, avvolti da mille sfumature d'azzurro, con lo sguardo puntato all'orizzonte, dimentichereste quasi di indossare una mascherina chirurgica e la brezza vi riempirebbe i polmoni, alleggerendo l'anima.
La consapevolezza della presenza di Dio diventa pian piano fiducia e speranza in un progetto sognato dai nostri occhi insieme ai Suoi.
"Non temere: sarai pescatrice di uomini!" Dopo diciotto mesi, finalmente una voce mi scuote e mi scrolla di dosso quella sensazione di intorpidimento.
Sono necessarie molte energie e una forza notevole per rimettere in moto un corpo inerte, dicevamo... specialmente se quel corpo è un'associazione educativa che molto ha risentito delle chiusure forzate, del distanziamento sociale, dell'impossibilità di svolgere attività in presenza per un lungo periodo.
La ripresa comporta un aumento di responsabilità direttamente proporzionale all'aumento dei rischi: i ragazzi che ci sono affidati sono preziosi, la loro vita lo è, così come la loro salute, la loro felicità, il loro futuro, e come educatori non possiamo essere meno che vigili, prudenti, competenti, attenti, coraggiosi. La consapevolezza degli oneri che questo ruolo comporta, dell'impatto che l'azione educativa può avere, sostenendo notevolmente i ragazzi nello sviluppo così come danneggiandoli irreversibilmente, colpisce il tirocinante come una doccia d'acqua gelida, ma gli consente
anche di intuire l'onore, il valore, la magia che il compito di capo scout porta con sé.
È questa intuizione che deve spingerci a scommettere sull’azzurro; la paura e l'incertezza non possono bloccarci ancora. Dobbiamo guardare lontano, con i piedi per terra ma sognando intensamente, per testimoniare ai nostri ragazzi e di fronte al mondo di cui siamo cittadini che, seppur coperto da una mascherina, “il nostro sorriso ha ancora molto da dare", da fare, da amare.